Migrazione e guerre in Medio Oriente ma anche in Ucraina. I paesi europei che nei prossimi giorni si incontreranno a livello di capi di stato e di governo cercano di trovare posizioni comuni su questi temi. Constatano che per lo più non ci riescono e allora almeno ne discutono, cercando di individuare un minimo comune accordo che accontenti tutti e che porti ad una presa di posizione, che come spesso capita, è tanto debole quanto frutto di decine di compromessi. Certamente per quanto riguarda il tema della migrazione la lettera che poche ore fa Ursula Von der Leyen ha inviato ai capi di governo indirizzerà la discussione in maniera decisa. La presidente della Commissione Europea ha ribadito infatti la necessità di esplorare la possibilità di creare hub di rimpatrio al di fuori dell'Unione Europea. Una pratica che ora sta mettendo in atto l'Italia con l'Albania e che al momento non è contemplata però dal diritto europeo, fa sapere la stessa Commissione. È un'ipotesi che tra l'altro trova parecchie opposizioni all'interno del gruppo dei leader UE. Per quanto riguarda il Medio Oriente invece è lo stesso capo della diplomazia europea, Borrell, a constatare come siano molto diverse le posizioni dei singoli stati membri. Sarà probabile che i paesi europei riusciranno a mettersi d'accordo per tornare ad invocare stancamente l'idea dei due stati per due popoli e per riproporre un cessate il fuoco totale. Troppo distanti però sono le posizioni dei singoli stati riguardo la politica israeliana, le attività dei terroristi di Hamas ed Hezbollah e le opinioni sull'opportunità o meno di continuare a fornire armi al governo di Gerusalemme.