Arriva da solo e assiste in perfetta solitudine alla messa del Natale ortodosso. Il Presidente russo Vladimir Putin ha il volto serio e resta immobile per tutto il tempo della funzione liturgica. C'è solo il celebrante nel grande salone della Chiesa, la Cattedrale dell'Annunciazione, una delle tante strutture religiose nell'area del Cremlino a Mosca. Poi, Putin rivolge gli auguri ai suoi connazionali, ai cristiani ortodossi, a tutti coloro che celebrano la Festa della Natività di Cristo, sempre da solo. A Kiev, invece, la messa è partecipata dei fedeli ucraini ortodossi che, per la prima volta, assistono alla funzione liturgica nel Monastero delle Grotte che finora è stato il cuore pulsante dei russi ortodossi: ulteriore segnale di divisioni sempre più nette mentre molti cittadini ucraini, quest anno, hanno scelto di celebrare la Nascita di Gesù il 25 dicembre come i Cattolici. E per allontanarsi sempre di più delle tradizioni religiose di Mosca. È un Natale Ortodosso di guerra e di dolore. Nel suo messaggio alla popolazione, il Presidente ucraino Zelensky usa parole di incoraggiamento e di resistenza. Ma c'è tensione in tutto il paese con gli attacchi che non si fermano nonostante quella tregua unilaterale di 36 ore, voluta da Putin, e che è stata respinta da Kiev come un bluff. Così, gli scambi di accuse sono costanti e sul campo dove si combatte vicino a Kreminna, nello Oblast di Luhansk, i soldati ucraini dicono che non c'è mai stato il cessate il fuoco dichiarato da Putin. Tutto è sempre stato come sempre, dichiara questo militare. Gli attacchi dei russi non si sono mai fermati.