La proposta della Commissione per il bilancio pluriennale europeo per il settennato 2021-2027 non è che la base di partenza per quelle che già si preannunciano come delle durissime trattative tra i Paesi membri. In ballo ci sono, infatti, centinaia di miliardi di fondi, sebbene il primo punto da risolvere sia proprio il buco creato dall’abbandono del Regno Unito, che finora contribuiva con circa 13 miliardi l’anno. Tra i 27 che restano c’è una profonda spaccatura tra chi, come Italia, Francia e Germania, è pronto ad aumentare la propria quota parte e chi, invece, come i Paesi del Nord e dell’Est, non ne vuole sentire parlare, preferendo piuttosto un bilancio più ristretto. Tra le proposte della Commissione per raccogliere, dunque, nuove risorse comuni c’è anche una tassa sugli imballaggi di plastica, mentre non si fa ancora menzione esplicita di una web tax sui giganti di internet, tema su cui non c’è unanimità tra gli Stati membri. Come dovrebbero essere investiti i miliardi del bilancio comune? Se oggi per il 70 per cento finiscono in sussidi all’agricoltura e in fondi di coesione per le aree più svantaggiate dell’Unione, di cui hanno approfittato soprattutto i Paesi dell’Est, le cose presto dovrebbero cambiare. I due tradizionali principali capitoli di spesa verrebbero, infatti, ristretti per dare impulso a quelle che vengono definite come le nuove priorità, dalla difesa al controllo delle frontiere, dall’intelligenza artificiale alle politiche ambientali, fino all’Erasmus. Inoltre, una consistente fetta di fondi verrebbe condizionata al rispetto delle regole su riforme e conti pubblici, tema piuttosto spinoso per l’Italia, o, ancora, alla conformità ai valori fondamentali e allo stato di diritto, cosa che non piacerà a Ungheria e Polonia. Previsti, poi, dei meccanismi premianti con più risorse per chi accoglie migranti sul proprio territorio.