"L'Ungheria non arresterà il Presidente russo Vladimir Putin se dovesse entrare nel Paese". Viktor Orban continua a sfidare l'Europa. Il Capo di Gabinetto del Premier magiaro rompe ancora una volta il fronte comune europeo: "Budapest ha aderito alla Corte Penale Internazionale ma il trattato non è ancora stato promulgato". Immediata la replica della Corte Penale Internazionale: "l'Ungheria ha ratificato il trattato nel 2001, per questo è obbligata a cooperare con la Corte nel quadro dello Statuto di Roma". La premessa: venerdì il tribunale della Corte Penale Internazionale aveva emesso un mandato di arresto contro il Presidente russo, accusandolo di crimini di guerra per aver deportato illegalmente centinaia di bambini dall'Ucraina. Dall'inizio dell'invasione russa Budapest non ha mai preso posizione contro la guerra di Putin, perché l'economia del Paese dipende sensibilmente dal gas e dagli investimenti russi. L'Ungheria però dimentica con estrema facilità quanto ha bisogno dei fondi europei. Un braccio di ferro, quello tra Ungheria e il resto dell'Unione Europea, costante e continuo. Quando l'Europa condanna la Russia, Budapest non firma, pone veti e rallenta il lavoro dei membri dell'Unione. Spina nel fianco anche della NATO, Budapest ritarda la ratifica in Parlamento dell'adesione della Svezia alla NATO ma non quella della Finlandia, in programma il 27 marzo. In cambio chiede lo sblocco dei fondi europei ma prima, fa sapere Bruxelles, il Paese deve effettuare le riforme previste dal PNRR ungherese. Un braccio di ferro costante.