Contesto insolito per la messa in Regina Caeli domenicale del Papa. Chiesa di Santo Spirito in Sassia, a ridosso del colonnato di San Pietro, territorio italiano. Ma è la domenica della Divina Misericordia, istituita da Giovanni Paolo II nel 1992, seguendo la visione di Cristo, avuta dalla suora polacca, Faustina Kowalska, che lo stesso Wojtyla proclamò Santa e questa chiesa, è il santuario romano, dedicato proprio alla Divina Misericordia. E della Misericordia parla Francesco, che ha la parola nel suo stemma Pontificio e alla Misericordia ha dedicato un anno santo, la cui organizzazione venne guidata dall'arcivescovo Rino Fisichella, che è al suo fianco, in questa celebrazione e da Fisichella, il Papa, terminato il Giubileo, ha continuato regolarmente a farsi accompagnare nelle visite alle situazioni di difficoltà, gruppi, comunità o persone, nei cosiddetti venerdì della Misericordia. Siamo misericordiosi perché abbiamo sperimentato la Misericordia del Signore, dice Francesco, anzi, dice ripetutamente, "misericordiati", un termine da lui introdotto nell'uso della lingua italiana e condividere tutto, in maniera misericordiosa, aggiunge, non è un dogma marxista, è scritto esplicitamente nel Vangelo. "Così hanno fatto i discepoli, misericordiati sono diventati misericordiosi. Gli Atti degli Apostoli, raccontano che nessuno considerava sua proprietà, quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune, non è il comunismo, è il cristianesimo, allo stato puro". Al termine, il Regina Caeli e il saluto ai fedeli, presenti in Basilica, oltre ai parrocchiani, ci sono infermieri, carcerati, persone con disabilità, rifugiati e migranti, volontari della Protezione Civile e anche suore ospedaliere della Divina Misericordia, che non esitano a scattarsi selfie con il Papa.