Eva Kaili rimarrà in carcere. Nonostante avesse chiesto di uscire almeno con il braccialetto elettronico, la camera di consiglio dei giudici della procura di Bruxelles ha accolto le richieste dell'accusa che sostiene sia troppo pericoloso far uscire di prigione l'ex vicepresidente del Parlamento Europeo, potrebbe fuggire o inquinare le prove, dicono. Il caso sarà riesaminato tra 15 giorni, se gli avvocati presenteranno ricorso. Intanto proprio i legali dell'eurodeputata greca hanno mosso accuse molto dure ai metodi degli inquirenti e alle modalità di detenzione della loro assistita. Ha subito per 16 ore un regime di isolamento assimilabile alla tortura, dicono, è stata lasciata al freddo nonostante avesse chiesto una coperta in più, ha dormito con una luce sempre accesa e non le è stata concessa la dovuta igiene intima nonostante avesse il ciclo. L'aspetto che più rende dura la condizione carceraria di Eva Kaili è la lontananza della figlia di quasi due anni. Dal 9 dicembre scorso, giorno dell'arresto, infatti ha potuto vederla solo due volte. La bambina, al momento accudita dal nonno materno, ha anche il padre arrestato, Francesco Giorgi compagno di Eva Kaili e principale collaboratore di Antonio Panzeri. Quest'ultimo ha iniziato a collaborare con gli inquirenti sotto la nuova veste di pentito ed ha smentito però di essere il cervello dell'organizzazione corrotta.