Non chiamateli naufraghi, per favore. Il sorriso che si intravede sotto i caschi delle avveniristiche tutte con cui sono rientrati sulla Terra dopo nove mesi a bordo della stazione spaziale internazionale, racchiude tutto il senso dell'avventura dei due astronauti della NASA Sunita Williams e Butch Wilmore. Due veterani delle missioni spaziali selezionati per collaudare la navicella Starliner della Boeing, decollata a inizio dello scorso giugno con obiettivi ambiziosi, rientrata mestamente vuota sulla Terra a causa di ripetuti guasti e malfunzionamenti, che li avevano costretti a restare a bordo della Stazione Internazionale in attesa di un passaggio sicuro per tornare. Il taxi volante che li ha riportati a casa è targato Space X e resta al momento l'unico servizio affidabile per condurre equipaggi in orbita e riportarli sani e salvi a casa. Ma in questi nove mesi i due sono stati tutt'altro che ospiti scomodi del laboratorio orbitante, dove sono diventati parte integrante dell'equipaggio, hanno condotto esperimenti, perfezionato i loro record spaziali, effettuato attività extraveicolari e Suni è diventata anche comandante dell'avamposto umano nello spazio. Come sottolineato in conferenza stampa dal solerte funzionario della NASA, hanno mostrato di possedere la qualità che più si richiede a un astronauta, l'adattabilità. E a chi ha cercato di tirare Butch e Sunita per la tuta, rivendicando il ruolo di salvatore della patria che li riportava sulla terra, hanno risposto sgombrando il campo dalla politica e ricordando l'altra fondamentale qualità che deve avere un esperto viaggiatore spaziale, la capacità di affrontare gli imprevisti. Ora si prevede un lungo periodo di test medici e controlli al Johnson Space Center di Houston per verificare gli effetti che la lunga permanenza in orbita può aver avuto su di loro, dati preziosi per gli equipaggi del futuro destinati a missioni verso Luna e Marte. Ma l'inaspettata avventura spaziale che Sunita Williams e Butch Wilmore hanno vissuto, un biglietto di andata e ritorno di una decina di giorni diventati 286, è un regalo di fine carriera che non dimenticheranno. .