Rifugiati, Trump litiga con il premier australiano

02 feb 2017
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Dal Messico, all’Australia e all’Iran: sono ore difficili per i rapporti internazionali degli Stati Uniti, a cui Donald Trump ha deciso di dare una nuova direzione, abbandonando il galateo diplomatico. Secondo alcune indiscrezioni di stampa, il Presidente sarebbe stato molto duro al telefono con il collega messicano Peña Nieto, minacciando di mandare l’esercito se non si fosse trovata una soluzione per ridurre il flusso di immigrati irregolari. Ancora più ruvido poi con il Premier australiano Malcolm Turnbull, con cui ha parlato nel fine settimana. “La più brutta telefonata di oggi”, gli avrebbe detto schiettamente Trump al telefono, lamentandosi per l’accordo siglato sotto l’amministrazione Obama che prevedeva la disponibilità degli Stati Uniti ad accogliere poco più di 1.200 rifugiati dall’Australia. Accordo che il Dipartimento di Stato ha suggerito di mantenere, anche visto il rapporto strettissimo fra i due Paesi, storici alleati. Ora la Casa Bianca sta pensando, invece, di rivederlo, come ha suggerito via Twitter lo stesso Trump, che sempre sui social si è scagliato anche contro l’Iran. I recenti test missilistici di Teheran non sono piaciuti per nulla a Washington, tanto che nei giorni scorsi il Consigliere per la Sicurezza nazionale di Trump, il Generale Flynn, aveva ammonito l’Iran. “Siete avvisati”, aveva detto Flynn, raccogliendo il plauso del suo Presidente, che ha rincarato la dose via Twitter, definendo terribile l’accordo sul nucleare iraniano raggiunto ai tempi di Obama e facendo trapelare dalla Casa Bianca che, in caso di nuovo test, ci sarebbero state delle conseguenze. Teheran, da parte sua, fa sapere di avere la libertà di garantire la propria difesa, anche portando avanti test. Persino la Guida Suprema Khamenei si è espresso sulla questione, definendo Trump inesperto. Continua, invece, l’intesa con la Russia, con il Dipartimento al Tesoro che ha fatto sapere di aver allentato alcuni vincoli per le imprese che intendono continuare a fare affari con Mosca. “Non si tratta di un ammorbidimento delle sanzioni”, hanno fatto sapere dalla Casa Bianca, ma resta il fatto che nei confronti di Vladimir Putin si mostra un’apertura e una mano tesa che manca, invece, verso altri leader internazionali.

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