"Questa è una sorta di suicidio energetico che sta avvenendo." Vladimir Putin parla con i dirigenti delle imprese petrolifere russe ma il messaggio sembra essere rivolto in realtà ai Paesi occidentali, quei Paesi che una volta iniziata la guerra all'Ucraina hanno preso tutta una serie di decisioni sul fronte energetico che secondo il Presidente russo avranno conseguenze sempre più pesanti. "Il rifiuto delle risorse energetiche russe fa sì che l'Europa, nel lungo termine, subirà le conseguenze di questi altissimi prezzi." Parole che suonano come una minaccia per un'Europa chiamata a gestire questa lunga fase di stallo, soprattutto per l'opposizione dell'Ungheria nella discussione relativa al sesto pacchetto di sanzioni, che dovrebbe colpire proprio le esportazioni di petrolio dalla Russia. Putin non è stato l'unico però a rivolgersi all'Occidente, lo ha fatto anche il suo portavoce Peskov, secondo cui le azioni intraprese fino a questo momento contro Mosca rappresentano un vero e proprio atto di guerra. Quella stessa guerra che ha portato le truppe russe ad attaccare, tra le altre, la città portuale di Mariupol e l'acciaieria Azovstal. Se Peskov dopo la resa ha detto che i militari che si trovavano al suo interno saranno trattati secondo il diritto internazionale, il Procuratore generale russo ha chiesto che Il reggimento ucraino Azov venga riconosciuto come un'organizzazione terroristica. Fra meno di una settimana la Corte suprema deciderà se accogliere o meno questa richiesta.