Scontro con UE, a Erdogan non interessa voto Strasburgo

24 nov 2016
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Il Parlamento europeo ha votato e ha deciso di proporre il congelamento dei colloqui di adesione della Turchia. Erdoğan, però, aveva giocato d’anticipo dichiarando, alla vigilia della votazione: “Qualunque sarà l’esito per noi non avrà alcuna importanza”. In realtà, non si tratta di una votazione vincolante, ma certo potrebbe allargare il divario che si è creato negli ultimi anni tra Ankara e Bruxelles. Il Presidente turco accusa l’Europa di violare i suoi stessi valori e di stare dalla parte dei terroristi, in particolar modo non prendendo misure contro il PKK, che pure figura nella lista delle organizzazioni terroristiche stilata dall’Unione europea, PKK che ha firmato una lunga serie di attentati e che è il principale indiziato anche per l’attacco di questa mattina ad Adana, nel sud-est del paese, dove sono morte due persone e oltre trenta sono rimaste ferite. Dal Vecchio Continente, invece, piovono critiche per il repulisti di Ankara nel dopo golpe. Il principale partito di opposizione turco, il CHP, aveva intanto chiesto al Parlamento europeo di riconoscere la Turchia come paese integrato con l’Occidente, al di là delle politiche dell’Esecutivo. La Turchia, per la portavoce del partito Selin Sayek Böke, è più grande di Erdoğan e, sotto certi punti di vista, è perfino più sviluppata di tanti paesi occidentali. Gli unici, insomma, nel paese a chiedere il congelamento dei colloqui erano i filocurdi dell’HDP. Hişyar Özsoy, attuale reggente del partito dopo l’arresto dei copresidenti, Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ, lo aveva definito un primo passo contro Erdoğan, auspicando poi anche delle sanzioni economiche nei confronti della Turchia. Tutti gli altri erano contro il congelamento, visto come un’ulteriore porta in faccia al paese, anche se, secondo un recente sondaggio condotto in Turchia, il 64 per cento della popolazione ormai voterebbe “no” al proseguimento dei negoziati di adesione in un eventuale referendum.

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