Il giorno dopo, all'incrocio tra la trentottesima Est e la Chicago Avenue, semiperiferia di Minneapolis, anonima fino al 26 maggio di un anno fa, è una processione continua. Qui dove il nero George Floyd è stato ucciso lentamente, in 9 minuti e 29 secondi, da un poliziotto bianco, c'è chi posa un fiore, chi si inginocchia e piange, chi porta i figli piccoli a vedere il posto dove la morte di un uomo cambiò tutto. "Come vi sentite oggi, dopo il verdetto?" L'ex agente, Derek Chauvin, riconosciuto colpevole di 3 capi d'imputazione per omicidio, è chiuso in isolamento, in un carcere di massima sicurezza. Entro due mesi il giudice stabilirà quanti anni dovrà restarci ma intanto, anche lui come Floyd, è diventato un simbolo. Quello della polizia violenta, che qui in America, ogni anno, ogni mese, ogni settimana e addirittura quasi ogni giorno, ammazza qualcuno. Preferibilmente nero o ispanico. Il Procuratore Generale degli Stati Uniti ha aperto un'inchiesta sull'eccessivo utilizzo della forza da parte della polizia di Minneapolis. Dove oggi si celebrano i funerali di Daunte Wright, ventenne, ucciso una decina di giorni fa, durante un fermo, per un'infrazione stradale.