I ribelli jihadisti sono entrati a Dama, hanno conquistato diversi quartieri e soprattutto hanno preso possesso della principale prigione della città, liberando circa 3000 detenuti imprigionati da Assad. Ancora questa mattina l'esercito sosteneva di aver respinto l'attacco, adesso ammette di aver perso il controllo della città dopo che è stata circondata da tre lati e dopo una violenta battaglia tra i ribelli sunniti e l'esercito regolare di Assad supportato dai bombardamenti russi e dalle milizie sciite filo iraniane entrate dall'Iraq. L'avanzata degli jihadisti è stata finora molto rapida con i militari regolari che hanno abbandonato proprie posizioni e anche basi e caserme importanti con carri armati e munizioni. Aleppo è caduta in poche ore e velocemente i jihadisti sono arrivati verso Hama, quarta città siriana nel centro del paese, sempre rimasta sotto il controllo del Governo dall'inizio della guerra civile nel 2011 ma soprattutto città strategica perché la sua caduta significa avanzare verso Homs, snodo strategico che consente da Damasco l'accesso alla costa Mediterranea della Siria e al porto di Tartus dove c'è la base navale russa che Mosca avrebbe iniziato ad evacuare per sicurezza. Così, nonostante i raid aerei russi che hanno già provocato oltre 700 morti non solo fra i combattenti ma anche fra i civili, i ribelli non sembrano volersi fermare e vogliono rovesciare Assad. Intanto a smentire la notizia della propria uccisione i leader della principale frazione jihadista al-Jolani, alla guida di Hayat Tahrir al Sham, ex costola di al-Qaeda in Siria, è apparso tra i suoi uomini nella cittadella di Aleppo, promettendo di rispettare tutte le minoranze religiose. Ma in molti sembrano aver paura anche per il pugno di ferro che invece al-Jolani ha mostrato verso i dissidenti e i non musulmani in questi anni a Idlib, dove governava, per il timore degli islamisti e per il terrore dei bombardamenti russi che già hanno colpito diversi ospedali, i siriani sono tornati a scappare dalla guerra. Solo i profughi di questi giorni, stando ai dati ONU, sono già 115 mila.