Malumori e divisioni, il cosiddetto Sofagate, irrompe sulle istituzioni europee e sembra incrinare la compattezza tra Consiglio e Commissione. A tutti è chiara la responsabilità della Turchia nello sgarbo istituzionale e nell'umiliazione subita dalla Presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, nell'incontro ufficiale con il Presidente Tayyip Erdogan in Turchia. Ma c'è anche una reazione interna a Bruxelles, dal Sofagate, il Presidente del Consiglio Charles Michel, esce profondamente indebolito, tanto da mettere in forse la sua riconferma, a scadenza del mandato a fine maggio 2022, con un fronte più oltranzista, che si aspetta le sue dimissioni anticipate per inadeguatezza. Inadeguato Michel, per non aver difeso dallo sgarbo istituzionale turco, il Capo dell'Esecutivo dell'Europa, oltre che donna. Tra i diplomatici di Bruxelles, il primo colpevole è certamente la Turchia, per non aver previsto la seduta istituzionale, adeguata alla carica della Von der Leyen accanto al Presidente turco e per averla relegata ad un divano laterale, ma colpevole anche Michel, per la sua mancata reazione, per essersi comunque seduto senza pretendere l'adeguato riguardo per la Presidente della Commissione, sia nel caso in cui non sia stato in grado di imporre l'etichetta istituzionale con la Turchia, sia nel caso in cui non si sia reso conto della gravità, comunque manifesta l'inadeguatezza, questa è la posizione tra i diplomatici a Bruxelles, non ha saputo reagire a sostegno dei valori dell'Unione Europea, qualcosa di cui si parla spesso, ma di cui non è stato all'altezza alla prova dei fatti. Un episodio, in cui la forma, il cerimoniale istituzionale è sostanza, anche soprattutto alla luce dell'uscita di Ankara dalla Convenzione di Istanbul, contro la violenza sulle donne.