C'è un grosso guaio a Chinatown: una stazione di polizia cinese, segreta, nel bel mezzo di New York. Non autorizzata, acquartierata in un anonimo ufficio di un palazzo su Broadway, tenuta sott'occhio dall'FBI da mesi. Due 60enni, uno naturalizzato americano, sono stati arrestati dai federali con l'accusa di essere agenti della Repubblica Popolare, per conto della quale conducevano operazioni di polizia senza averne alcuna giurisdizione e senza formale copertura diplomatica. Se saranno riconosciuti colpevoli, rischiano fino a 25 anni. L'Ambasciata di Pechino a Washington non ha mai negato l'esistenza dell'ufficio, ma ha sostenuto che impiegava volontari che durante la pandemia aiutavano i cittadini cinesi nel disbrigo di banali pratiche, come il rinnovo della patente. Gli americani la pensano diversamente: era una vera e propria stazione che svolgeva funzioni di polizia per i cinesi negli Stati Uniti, con compiti di controllo e repressione del dissenso e diffusione di propaganda e teorie cospirazioniste. Oltre ai due arresti a New York, 34 funzionari della polizia di Pechino sono stati accusati di aver usato, allo scopo, falsi account sui social media. L'esistenza di queste stazioni segrete, in realtà è nota da tempo e sono state contate almeno un centinaio sparse in oltre 50 Paesi, dal Canada all'Europa.