Al terzo giorno, la violenta lotta per il potere in Sudan, nella capitale Khartum, si amplia. Gli scontri sin qui concentrati intorno al Palazzo Repubblicano e all'aeroporto, si sono estesi in più parti del paese. Il gruppo paramilitare chiamato "Rapid Support Forces" capeggiato dal vicepresidente, potentissimo e ben equipaggiato Generale Mohamed Hamdan Dagalo, si scontra con l'esercito regolare fedele al Presidente del paese, il Generale Abdel Fattah al-Burhan, la lotta per il potere tra i due dalla caduta del dittatore Omar Hasan Ahmad al-Bashir è arrivata alla resa dei conti armata. Violenze si segnalano anche nella regione del Darfur mentre si aggrava il bilancio dei morti e dei feriti che secondo il sindacato dei medici supera le diverse centinaia. Un bilancio incerto vista l'impossibilità per molti feriti da accedere alle cure. Chiuso lo spazio aereo, colpi di artiglieria anche sugli ospedali. Non si hanno notizie del rispetto dei corridoi umanitari stabiliti per proteggere i civili e si susseguono gli appelli della comunità internazionale al cessate il fuoco. Appello congiunto di Londra e Washington per riprendere i negoziati arriva per bocca del segretario di stato americano Antony Blinken al G7 in Giappone: chiediamo di dare priorità alla pace e porre fine ai combattimenti, ha detto Blinken. Mentre la Farnesina monitora la situazione della sicurezza dei nostri connazionali e invita gli italiani a restare nelle proprie abitazioni, sono al vaglio del governo che esprime viva preoccupazione tutte le opzioni a tutela dei nostri connazionali in coordinamento con tutte le ambasciate dell'Unione Europea sul posto.