Ultima tappa del viaggio e nuova polemica. Dal Vietnam, Trump, inciampa di nuovo sul Russiagate, e questa volta provoca una rivolta nella comunità degli 007 e un forte imbarazzo tra gli attuali vertici della Cia. Trump rinnova la fiducia in Putin e sul voto americano che l’ha portato alla Casa Bianca ripete: non ci sono state ingerenze russe. Opinioni lette come un ulteriore schiaffo ai servizi segreti americani. “Fidandosi di Mosca e minimizzando la minaccia rappresentata dalla Russia, il presidente Trump rappresenta un pericolo per la sicurezza nazionale”, replicano con durezza l’ex numero 1 dell’intelligence americana, Clapper, e l’ex capo della Cia, John Brennan, per i quali le interferenze russe sul voto sono provate e motivate. Toni durissimi, quelli di Brennan, nei confronti del presidente: “dovrebbe vergognarsi per aver attaccato i propri servizi di intelligence”, che lo scorso gennaio avevano accusato la Russia di aver interferito nelle elezioni americane. Il presidente rincara la dose e accusa Brennan di essere un venduto. Accusa che l’ex capo della Cia con rabbia dice di considerare un onore. E rincara ulteriormente la dose: “per qualche ragione, il presidente Trump appare intimidito da Putin, impaurito da quello che dovrebbe dire o che potrebbe venir fuori sulle indagini del Russiagate”, dice. Trump poi fa marcia indietro e tenta di metterci una toppa: “credo nella nostra intelligence, alla loro guida attualmente ci sono persone perbene”. Intanto le indagini, però, vanno avanti e arrivano fino al cuore dello stretto entourage di Trump, coinvolgendo il suo consigliere politico Stephen Miller.