Un fiume di persone che si perdono nella distesa di Maltepè, che si trasforma in un'ondata che dilaga. Su tutto l'immancabile bandiera rossa della Turchia è l'onnipresente immagine di Mustafa Kemal, un obbligo per il CHP, che si richiama al suo nazionalismo laico. A parte questo, è difficile definire un identikit dei partecipanti al meeting per la libertà, la manifestazione dell'opposizione, tanto è trasversale la tipologia dei partecipanti: giovani, anziani, donne, uomini di estrazione sociale differente. Certo non si vedono veli. L'intenzione chiara è di sottolineare la distanza culturale rispetto al tradizionalismo reazionario di Erdogan, anche perché in piazza ci sono tutti quanti si oppongono al neo ottomanesimo del sultano. C'è la sinistra, incarnata dai curdi, i sindacati, perfino i fuoriusciti dell'AKP guidati dall'ex premier Davutoglu. C'è però soprattutto una massa impressionante di persone che occupa tutto l'immenso spiazzo di Maltepè e dilaga fino al lungomare. C'è Yurdagul, che brandisce un cartello con su scritto: sono qui per i miei nipoti. È in prima fila, combattiva e ribadisce: sono una nonna con i capelli bianchi e credo che Tayyip scapperà e in quel momento crollerà il palazzo. Taylan, invece, non nasconde la rabbia: "Noi la scorsa settimana siamo stati alla manifestazione" ci racconta, "e abbiamo segni di manganellata in tutto il corpo. Ci hanno sparato addosso con gli idranti, il gas lacrimogeno. Cosa siamo noi terroristi? Siamo studenti, siamo giovani?" Sedef è la prima volta che viene ad una manifestazione e si è convinta perché, dice, di voler combattere per la giustizia e per il diritto e la legge, perché in Turchia non c'è alcuna giustizia. Dal palco il messaggio da tutti i partecipanti è chiaro: unità contro l'AKP che punta a dividere, libertà per Imamoglu il leader del CHP. Ozgur Ozel ribadisce l'investitura di Imamoglu per correre alle elezioni presidenziali. Elezioni che chiede vengano anticipate e per cui lancia una raccolta firme con l'obiettivo ambizioso di 27 milioni, più degli elettori che hanno votato per Erdogan. C'è rabbia, indignazione, ma non c'è violenza. Questi fischi sono indirizzati contro la catena Espresso Lab, che secondo l'opposizione è sostenuta dalla lobby di Erdogan che lo ha portato al potere. E questo cartello dice esplicitamente: boicottate gli Espresso Lab perché sono di Erdogan. Questa è la reazione di tutta la folla quando passa di fronte a questo negozio che è letteralmente presidiato dalle forze di polizia. La giornata finisce con le strade che si svuotano. E quel che resta non è quel che si è detto sul palco, quanto l'immagine di quella sterminata distesa umana, che attende una risposta. .