Un risultato a metà. Il vertice svizzero sulla pace in Ucraina si conclude con un comunicato sottoscritto dalla maggioranza dei Paesi partecipanti ma con delle defezioni importanti. Si inizia a parlare di pace. Nel documento finale, si riaffermano i principi della Carta delle Nazioni Unite di rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità di tutti gli Stati, che possono servire come base per raggiungere una pace globale, giusta e duratura in Ucraina. Tre le aree individuate sulle quali lavorare: sicurezza nucleare, sicurezza alimentare e dei prigionieri. A firmare il documento un’ottantina di Paesi su 92 partecipanti, a fronte dei 160 inviti inviati dalla Svizzera. A non siglare la carta, Paesi di grande peso: India, Indonesia, Brasile, Messico ma anche Armenia, Colombia, Libia, Arabia Saudita, Sudafrica, Thailandia ed Emirati Arabi. Tra questi, alcuni dei Paesi più popolosi del mondo. Con la Cina che non ha voluto partecipare e la Russia che non è stata invitata perché secondo Berna avrebbe rifiutato, si arriva a quasi metà della popolazione mondiale. Per il Cremlino l'efficacia del vertice svizzero è prossima allo zero. A vedere comunque il bicchiere mezzo pieno è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che parla di un grande successo. E guarda già al prossimo incontro per arrivare ad una pace, auspica, giusta e duratura. Il piano sarà passato ai rappresentanti della Federazione Russa e vedremo se saranno pronti a finire la guerra, ha poi aggiunto. Ma Mosca ribadisce l'invito a Zelensky di riflettere sulla proposta di Putin di rinunciare all'adesione alla Nato e a ritirarsi dalle quattro regioni occupate nell'est e nel sud del Paese. Se non dovesse accettare, dice il capo degli 007 russi citato dalla Tass, la prossima volta le condizioni saranno più dure.