Davanti ai leader dei Paesi del Commonwealth, 14 dei quali oltre il Regno Unito hanno il sovrano britannico come Capo di Stato, Re Carlo III non pronuncia la parola schiavitù e non chiede scusa per gli orrori provocati dal colonialismo ma riconosce il peso di un doloroso passato. "Non si può cambiare, dice, ma si è di insegnamento". L'invito così è a guardare avanti a stringere la collaborazione ad aumentare l'assistenza reciproca. In altre parole niente indennizzi chiesti a gran voce da sempre più nazioni, Paesi Caraibici in testa. L'sofferenza è particolarmente evidente in Stati come la Giamaica che potrebbe presto indire un referendum costituzionale per trasformarsi in Repubblica. Ma anche le manifestazioni di dissenso in Australia sembrano indicare che Carlo III sarà, se la salute lo sosterrà, il sovrano di un regno sempre più piccolo. Al vertice del Commonwealth nelle Isole Samoa è presente anche il Premier Keir Starmer che ha escluso nella maniera più categorica la possibilità di indennizzi per le ex colonie. E d'altronde il costo per il Regno Unito potrebbe aggirarsi tra i 205 miliardi e 19 triliardi di sterline, svariate volte il prodotto interno lordo del Paese. Più facile per il Premier, per la prima volta su un palcoscenico internazionale accanto al sovrano da quando è stato eletto, parlare di aiuti allo sviluppo concentrandosi ancora una volta sul futuro senza dimenticare il passato. Un atteggiamento questo che le ex colonie sopportano sempre meno.