Non è una rivoluzione ma un grande cambiamento sì. Il Presidente degli Stati Uniti ha deciso con ordine esecutivo, dunque senza passare dal Congresso, di depenalizzare a livello federale il possesso e l'uso personale della cannabis. L'utilizzo ricreativo di marijuana è già legale in 19 stati più il Distretto di Columbia che diventano 39 su 50 se si considera l'impiego a scopo medico e la vendita è ormai strettamente regolamentata e controllata. Le implicazioni dell'uso apparivano quindi sproporzionate e superate. Finire schedati per avere fumato cannabis significa ancora avere difficoltà a trovare un lavoro, un affitto o un'istruzione e mentre il consumo nella popolazione è assolutamente trasversale come al solito le persone di colore vengono arrestate e condannate molto più spesso aumentando le disparità e il conflitto sociale. "Nessuno dovrebbe essere in galera per aver fumato marijuana" ha detto Biden dando seguito a una promessa fatta in campagna elettorale. Quindi ha dato indicazioni al Ministro della Giustizia di avviare la revisione della catalogazione della cannabis attualmente paragonata a sostanze molto più pericolose come eroina o LSD. Poi ha concesso la grazia a tutti i condannati per il reato federale, si parla di oltre 6.500 persone, e ha invitato tutti i governatori a fare altrettanto per quanto riguarda le leggi negli Stati dove ancora sono in vigore. Ovviamente non accadrà. I repubblicani non ci pensano nemmeno e a poche settimane dalle elezioni per il Congresso cavalcheranno la decisione come l'ennesimo segnale della decadenza morale di una amministrazione democratica. Biden invece si assicurerà qualche preziosissimo voto in più. Ma la nuova politica americana in materia di droghe leggere non è un liberi tutti. Le regole valgono per il consumo personale mentre restano in vigore le norme di contrasto al traffico illegale e alla vendita ai minorenni.