Avete capito bene, chi parla è un medico serbo, docente dell'università di Belgrado, che ha optato, d'accordo con i parenti, per una scelta all'insegna della varietà. Mentre la campagna vaccinale nei paesi dell'Unione europea procede ad ostacoli tra ritardi nelle consegne e rallentamento delle somministrazioni, ci sono invece nazioni dove la corsa all'immunità si trova ad uno stadio più avanzato. Tra i Paesi che nelle ultime settimane hanno spinto l'acceleratore, spicca appunto il caso della Serbia che non fa parte dell'Unione europea e però è seconda in Europa e quinta nel mondo per numero di dosi somministrate ogni 100 abitanti. La Serbia è un paese più piccolo del nostro con poco meno di 7 milioni di abitanti, ma ha già ricevuto due milioni di dosi, un numero molto alto in proporzione, che sta somministrando a ritmo serrato. Crocevia di interessi geopolitici contrapposti: Belgrado ha ottenuto aiuti dalla Cina, da cui provengono i due terzi delle dosi, e dalla Russia, che progetta di produrre lo Sputnik anche sul territorio serbo. L'Unione Europea ha previsto aiuti per la Serbia da realizzare tramite il piano Kovacs, ma la situazione su quel fronte rimane molto incerto. Quel che è certo è che nell'era della pandemia scienza e geopolitica si mescolano e il vaccino ora più che mai è oggetto di desiderio da parte di entrambi.