"Il nostro compito è fare di tutto per proteggere il più possibile le vite delle persone e aiutarle grazie a tutti i soccorritori e ai volontari che sono al lavoro." Queste le parole del presidente Zelensky accorso a visitare la regione di Kherson a Sud dell'Ucraina devastata dall'alluvione seguita dalla distruzione della diga Nova Kakhovka e risponde a distanza alle dichiarazioni di Putin che si era smarcato ieri dalla responsabilità definendolo attacco alla diga nel territorio ucraino occupato dai russi un atto barbarico. Intanto l'acqua è arrivata a sommergere anche Kherson, i cui abitanti sono stati evacuati. Il bacino a monte della diga è sceso in 24 ore di un metro e in tutto 600 chilometri quadrati della regione di Kherson sono sott'acqua. Dopo la distruzione della diga il livello medio delle inondazioni è di oltre cinque metri, la maggior parte delle terre allagate è sulla riva sinistra del fiume Dnepr occupata dalle truppe russe che hanno riportato diverse perdite. Oltre alle migliaia di persone già evacuate in difficoltà, altre 42mila sono quelle a rischio e inoltre un'enorme chiazza di petrolio proveniente dalla turbina della centrale idroelettrica distrutta sta andando verso il Mar Nero. Quanto alla dinamica diversi esperti propendono per l'ipotesi di un'esplosione dall'interno dunque causata dalle mine piazzate dai russi che controllano l'impianto sin dai primi giorni dell'invasione. Alla catastrofe umanitaria si aggiunge anche quella ambientale e la centrale nucleare di Zaporizhzhia è diventata ancora una volta sorvegliata speciale, la possibile perdita della principale fonte di acqua di raffreddamento dell'impianto complica ulteriormente una situazione di sicurezza, questo l'allarme del direttore generale dell'AIEA Grossi, ora più che mai la presenza rafforzata dell'Agenzia è di vitale importanza.