Siglata l'intesa su balneari e fisco, la strada verso la piena attuazione delle riforme sembra spianata: certo, non in discesa, perché da qui, alla fine dell'anno, mancano ancora molti mesi e numerosi decreti attuativi; ma di sicuro meno, molto meno accidentata. Un orizzonte più sereno che si schiarisce sensibilmente, per dirla con le parole di un più che fiducioso Mario Draghi. Lo scoglio era di quelli difficili: già, perché dopo aver faticosamente raggiunto una mediazione sulla revisione del catasto, parte consistente della riforma fiscale, il compromesso sulle concessioni balneari, per poter arrivare ad un'approvazione rapida entro maggio al Senato come chiedeva il premier, non era affatto scontata. Anzi, il rischio di una crisi politica era dietro l'angolo. Nei fatti, gli indennizzi da riconoscere agli imprenditori del settore che non dovessero riuscire a rinnovare le concessioni con il demanio ci saranno, ma sarà del Governo il compito di fissare le buone uscite per i gestori. Assurdo che cadesse l'esecutivo dice il segretario PD Letta, mentre dalla Lega, Salvini, pur definendosi soddisfatto per le imprese, aggiunge di essere pronto, dopo aver vinto le prossime elezioni politiche, a cambiare le norme. E così, sul fisco, con la sottosegretaria all'economia Guerra che parla solo di base di partenza, perché sulla tassazione personale del reddito, dice, così com'è Leu non darà il suo assenso. Segnali di un fuoco che resta acceso, sotto la cenere. Come le dichiarazioni di Giorgia Meloni che bolla l'accordo come ridicolo e vergognoso. Insomma, avanti ma con giudizio per il Governo. Dal DDL concorrenza che vedrà il primo via libera a Palazzo Madama lunedì 30, all'intesa sulla delega fiscale, appunto. Revisione del catasto, tassazione del risparmio, riformulazione dell'IRPEF. Qui, Draghi non vuole perdere tempo. L'esame in commissione finanza alla Camera riprenderà per rispettare l'approdo in aula previsto il 20 Giugno.