Chiusura kermesse al Lingotto, Renzi sul palco

12 mar 2017
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Lo scatto finale del Lingotto è per volontari e militanti sul palco prima dei big a simboleggiare una comunità capace di resistere a sconfitte scissioni, ma non esiste un noi senza un io che ne faccia da collante e da lì Matteo Renzi riparte per riaffermare la propria leadership. Una partita che inizia ora, in cui i 5000 arrivati a Torino spingono affinché venga giocata in attacco. Renzi incarna i loro sentimenti e a chi ha lasciato la vecchia strada per la nuova replica dicendo che il tentativo di rompere il partito non è andato a buon fine. “Nelle scorse settimane oggettivamente qualcuno ha cercato di distruggere il Pd e lo ha fatto perché c’era una debolezza oggettiva della leadership, innanzitutto mia. Guai a girarci intorno. C’è stato un momento di debolezza. Qualcuno ha pensato: ‘Sai che c’è? Quasi ne approfitto’. Non si sono accorti, non si sono resi conto che c’è una solidità e una forza che, indipendentemente dalla potenza o meno della leadership, esprime la comunità del Partito Democratico”. In prima fila il Premier Paolo Gentiloni. È lui che tiene a battesimo la nuova fase. Poco più in là Luca Lotti con la sfiducia e l’inchiesta Consip che portano Renzi ad affrontare subito il tema giustizia. Ce l’ha con i 5 Stelle e con un garantismo a senso unico che per lui marca una differenza di valori e principi. No a sentenze mediatiche e presunzione di innocenza per tutti, grillini inclusi. “I processi si fanno nei tribunali e non sui giornali. Significa dire che le sentenze le emettono i giudici, non i commentatori. Fatemi mandare un grande abbraccio di solidarietà a chi recentemente, messo sotto indagine, vive una fase di difficoltà, vale a dire a Virginia Raggi che è stata indagata e per la quale c’è stata una grande polemica. Ma noi siamo al suo fianco perché il garantismo vale per tutti e non a giorni alterni”. La sfida va oltre. Di Maio e Di Battista rinuncino all’immunità e si prendano le nostre querele. La prima alleanza che vale è con i cittadini che credono in noi, taglia corto Renzi. La legge elettorale, quando ci sarà, ci dirà come stare. E garantisce che il ticket con Martina non è una coreografia. Alla fine liquida D’Alema e gli scissionisti. Sono esponenti di una cosa che non c’è più. Essere di sinistra significa fare provvedimenti per gli ultimi. Non basta alzare un pugno chiuso e cantare Bandiera Rossa.

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