Crisi di governo, Conte si dimette. Al via le consultazioni

26 gen 2021
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Il calendario delle consultazioni poi il post di Giuseppe Conte, poco prima la e-news di Matteo Renzi, tutto in poco meno di un'ora, quando la giornata è cominciata con l'ultimo Consiglio dei ministri e le dimissioni di Conte al Quirinale, volge al termine. La formazione dell'ormai famoso gruppo dei responsabili diventa certa solo un paio d'ore dopo. 10 senatori non bastano a rimpiazzare la pattuglia di Italia Viva. Ciononostante, potrebbe essere il fatto nuovo che il capo dello Stato riterrebbe indispensabili per un reincarico a Conte. Nel suo post il presidente del Consiglio fa esplicita menzione di ciò che ritiene necessario si manifesti: è il momento, scrive, che emergano in Parlamento le voci che hanno a cuore le sorti della Repubblica, e scrive pure che le sue dimissioni sono al servizio della possibilità che si formi un esecutivo di salvezza nazionale. Usa la formula più volte utilizzata dal Pd nelle ultime ore. Dice che quell'esecutivo deve attuare le decisioni che premono, approvare una legge elettorale proporzionale, rendere il sistema più stabile aldilà di chi sarà chiamato a guidare l'Italia, sottolinea, come a non ingombrare la scena. In quella scena c'è una prospettiva chiara pur se sottintesa: non andare a elezioni. Argomenti che possono stare a cuore a chi irresponsabile si sente ma fatica a manifestarsi. Renzi non è mai nominato ma gli ha riservato un piccolo omaggio. A volte, scrive Conte, i risultati che abbiamo raggiunto e le risposte date non sono apparse all'altezza delle aspettative dei cittadini. Significa, a pensarci bene, non siamo stati sempre la squadra migliore del mondo. Poco prima, nella sua e-news, Renzi ribadiva che l'appoggio di Italia Viva non è legato al nome del Presidente del Consiglio, ma alle cose da fare. Ma ricordava con severità le cose non fatte e fatte male. Ora possiamo finalmente fare ciò che serve al Paese, scrive Renzi, a leggerlo è difficile pensare a un altro governo, Conte, che pure nelle ultime dichiarazioni resta il primo obiettivo di Pd e 5 Stelle, anche se Marcucci, un passato da renziano convinto e un presente da capogruppo Pd al Senato, dice: "reincarico sì, ma non ad ogni costo". Da ora, spetta al capo dello Stato distinguere le parole dai fatti.

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