Celebrazioni sotto il segno della guerra quelle per i 76 anni della Repubblica. Sergio Mattarella si rivolge, come da tradizione, alle alte cariche e alla comunità -come la definisce- rappresentata dal corpo diplomatico nel nostro Paese. Una comunità che deve, oggi più che mai, farsi carico di uno scenario che se non fermato in tempo può portare alla rovina, tutti. Sì, perché il Capo dello Stato ricorda con forza come il conflitto scatenato dall'aggressione russa all'Ucraina, le conseguenze della guerra non riguardino il solo teatro bellico ma l'intera comunità internazionale, con sofferenze che si vanno allargando e via via colpendo altri popoli e Nazioni, fino a mettere a rischio la sicurezza alimentare. "Le conseguenze della guerra riguardano tutti. A cerchi concentrici le sofferenze si vanno allargando, colpendo altri popoli e Nazioni. La rottura determinata nelle relazioni internazionali si riverbera sempre più sulla sicurezza alimentare". Non ci sono perché non invitate -come definito e raccomandato dai diplomatici europei per le cerimonie e le ricorrenze nazionali- le rappresentanze di Russia e Bielorussia. Ora -ha ribadito Mattarella agli ambasciatori intervenuti al Quirinale per il tradizionale concerto della festa della Repubblica- è il momento di ripristinare la legalità internazionale e per farlo serve lucidità e coraggio. "Con lucidità e con coraggio occorre por fine alla insensatezza della guerra e promuovere le ragioni della pace". La rinuncia della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali era e resta una priorità, ora però i pericoli comuni obbligano a superare ogni egoismo. L'Italia è in prima linea, impegnata alla ricerca di vie d'uscita dal conflitto. Ma la nostra carta è chiara come la scelta del multilateralismo, accanto a quella di non avere nemici.