Né una promozione né una bocciatura, ma sostanzialmente un via libera condizionato. La Commissione europea vede infatti nella manovra italiana il rischio che non siano rispettate le regole del Patto di stabilità. Ma il giudizio finale viene rinviato a inizio 2017. Resta una deviazione significativa dei conti pubblici con gli impegni presi in primavera dall’Italia. Ma la discussione continua con Roma ha permesso di ridurre questo gap – ci spiega il commissario per gli Affari economici Pierre Moscovici, e nelle prossime settimane, Bruxelles spera di poter continuare a ridurlo, se non colmarlo del tutto. Peraltro, lo slittamento permetterà di scavalcare anche la scadenza del referendum a cui l’Europa guarda con una certa attenzione. “Il nostro giudizio non è influenzato dalla politica, ma si basa su regole, dati e azioni dei Governi”, dice Moscovici. Ma l’orientamento stavolta sembra verso una certa apertura, in particolare riguardo alle cosiddette circostanze eccezionali, l’emergenza migranti, il terremoto. “Ci rendiamo conto che le scosse sono ricorrenti e che ci sono costi per la ricostruzione e costi per la prevenzione – dice Moscovici –; siamo dunque pronti a un approccio più ampio che tenga più spese fuori dal Patto di stabilità”. E che l’aria che tira sia cambiata lo dimostra anche un documento della Commissione, in cui per la prima volta viene messa da parte l’austerità, promuovendo, al contrario, politiche fiscali espansive, fino allo 0,5 per cento del PIL dell’eurozona. Chi può, chi ha i conti in ordine, insomma, deve cominciare a spendere e a investire per stimolare la crescita. Messaggio rivolto soprattutto a Paesi come la Germania, che finisce anch’essa sorvegliata speciale come l’Italia, ma per motivi opposti: il suo eccessivo surplus che rischia di creare squilibri in tutta l’eurozona.