Il coraggio di una svolta ambiziosa per rafforzare la ricerca in Italia, con 15 miliardi in 5 anni da prevedere nel Recovery Fund per essere competitivi nella ricerca e di conseguenza nell'economia. Questo chiedono 14 scienziati, tra cui Luciano Maiani, Giorgio Parisi, Alberto Mantovani, Massimo Iguscio e Angela Bracco nella lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro per l'Università e la Ricerca Gaetano Manfredi. Tre i punti sui quali verte la missiva: soldi per la ricerca, reclutamento con concorsi a cadenze regolari e infrastrutture scientifiche. Gli scienziati italiani lamentano che nella discussione politica degli ultimi giorni la ricerca sembra uscita dai radar del Recovery Fund, così l'Italia rischia di arretrare ulteriormente rispetto a Paesi come Francia e Germania, che vedono investimenti molto più consistenti dei nostri. "Se non prenderemo anche noi l'iniziativa, ci troveremo nei prossimi anni a un sesto del finanziamento francese" scrivono i firmatari della lettera. Per mantenere un livello competitivo, suggeriscono finanziamenti pari a 3 miliardi per i prossimi cinque anni. "Avere infrastrutture scientifiche moderne", aggiungono, "significa attuare una strategia qualificante, capace di attrarre ricercatori dall'estero e in più moltiplicare gli effetti positivi degli investimenti sui progetti e sul capitale umano". Si tratta di guardare al futuro senza aspettarsi effetti immediati. Lo sanno i 14 firmatari del documento, ma l'alternativa è precipitare sempre più in basso nelle classifiche mondiali di settore e sprecare un capitale umano che il nostro Paese ha e sempre più spesso regala all'estero con la famosa fuga di cervelli.