Le grandi e piccole manovre sono in pieno svolgimento. A 48 ore dalle dimissioni del ministro Enrico Costa, tocca a un altro esponente di Alternativa popolare dire addio al Governo e alla maggioranza. Si tratta del senatore e sottosegretario al lavoro Massimo Cassano, pugliese, già campione di preferenze, che ha deciso di lasciare la formazione di Alfano per far ritorno in Forza Italia, dove ha trascorso quasi tutta la sua vita politica. E gli azzurri lo accolgono con entusiasmo a sentire il Capogruppo in Senato, Paolo Romani, che sottolinea l’esperienza e il valore di Cassano. Sul fronte del Pd, invece, si getta acqua sul fuoco. “Non vedo rischi per il Governo”, dice Ettore Rosato, nonostante, spiega il Capogruppo Pd, il sostegno a singhiozzo di MDP e il rischio reale che Alternativa popolare perda pezzi da una parte e dall’altra. In ogni caso la situazione è fluida. Sempre nelle ultime ore si registra anche un passaggio in direzione opposta: quello del deputato alfaniano Maurizio Bernardo che ha scelto di aderire al Pd giudicandolo l’unica speranza riformista per il Paese. Insomma, è soprattutto l’area di centro a ribollire. Silvio Berlusconi chiarisce che non accoglierà nessuno di chi ora è in maggioranza dentro Forza Italia ma aggiunge: se i transfughi vogliono fare un movimento aggregandosi è un bene perché più è vasto il campo meglio è e ci consentirà di vincere le elezioni. L’idea dunque non è quella di aprire le porte di Forza Italia ma di costruire una formazione satellite, magari già nei prossimi giorni, per rafforzarsi in Senato e poi, chissà, da spendere in una campagna elettorale col proporzionale dove conviene colpire divisi e poi, semmai, marciare uniti verso Palazzo Chigi. Uno scenario simmetrico a quello che si presenta a sinistra, dove le prove di unità non decollano, e in molti puntano a pesarsi nelle urne per poi sancire una eventuale alleanza.