Un percorso tortuoso fatto di burocrazia e carte bollate nel silenzio del Parlamento incapace di emanare una legge in un vuoto colmato, in parte, dalla Corte Costituzionale che ha supplito al ruolo del Legislatore. Passa attraverso questo iter complicato il diritto conquistato, per la prima volta nel nostro Paese, al suicidio assistito. Un diritto rivendicato e ottenuto da un uomo di 43 anni, tetraplegico, immobile in un letto da oltre dieci, che da più di dodici mesi chiedeva all'Azienda Ospedaliera locale di verificare le condizioni per poter accedere al suicidio assistito. Un diritto sancito due anni fa dalla Corte Costituzionale quando fissò quei paletti nella sentenza che coinvolse il radicale Marco Cappato e DJ Fabo. Da allora nessuna legge è intervenuta e dunque si è rimasto al dettato della Consulta per la cui applicazione si è dovuto lottare nell'immobilismo (è l'accusa dell'Associazione Luca Coscioni) del Legislatore. "Non viene applicata la sentenza, il Governo e il Ministro della Salute non stanno facendo nulla e il Parlamento non emana una legge che garantisca la scelta di tutti i malati in tutta Italia". Proprio in queste ore le Commissioni riunite tornano da affrontare il tema della morte medicalmente assistita mentre più di un milione di persone hanno firmato per sostenere il referendum sull'eutanasia. Il testo, all'esame del Parlamento, rischia però il pantano e di fare la fine del DDL Zan. Gli emendamenti presentati sono già quasi 400, in larga parte dai Centristi e dalla Lega.