Una volta dispersi nell'ambiente possono finire ovunque in natura e, tramite l'acqua e il cibo, anche sulle nostre tavole. Sono i PFAS, composti chimici di sintesi utilizzati nelle lavorazioni industriali, alcuni dei quali cancerogeni per l'uomo e altamente inquinanti. Si tratta di oltre 10.000 molecole che di fatto non esistono in natura e sono prodotte esclusivamente dalle attività umane. Ma solo poche, pochissime, di queste molecole sono bandite a livello europeo o mondiale. "Acque senza veleni" è il titolo dell'indagine indipendente realizzata da Greenpeace Italia che ha raccolto acque potabili dalle fontane pubbliche di 235 città in ogni regione e in tutte le province autonome. I dati raccolti sono preoccupanti: "dei 260 campioni analizzati ben il 79%, praticamente 4 su 5, risultano positivi alla presenza di almeno una delle 58 molecole PFAS che abbiamo monitorato. Le situazioni più critiche emergono in quasi tutte le regioni del Centro-Nord. "La Lombardia, il Piemonte, la Liguria, il Trentino, ma anche la Toscana e l'Emilia Romagna e il Veneto". L'unica regione con meno della metà dei campioni positivi è l'Abruzzo. Intervenire è più che mai urgente. Diversi Paesi hanno scelto di adottare parametri più severi di quelli previsti dalla direttiva europea del 2020 che entrerà in vigore a gennaio del prossimo anno. Non l'Italia, sottolinea Greenpeace, che chiede al Governo di approvare una legge che vieti la produzione e l'uso di queste sostanze, di mettere in sicurezza l'acqua potabile e garantire un futuro privo di sostanze tossiche a tutti.