Sul tetto dell'aeroporto di Torino c'è un campo di calcio di pannelli fotovoltaici, 3651 moduli di ultima generazione, che coprono una superficie di 6454 metri quadrati, come appunto un rettangolo di gioco. Si tratta del più grande impianto ad energia solare in una aerostazione italiana, costruito interamente sulle coperture piatte di tre edifici, senza consumo di suolo. "Questo impianto è in grado di produrre annualmente 1600 megawatt-ora di energia elettrica, che corrispondono ad oltre il 12% del nostro fabbisogno elettrico annuale e per fare un esempio in una giornata assolata è in grado di soddisfare fino al 60% del nostro fabbisogno orario elettrico, ci permette di risparmiare fino a 400 tonnellate di emissioni di anidride carbonica, che corrispondono a circa 13500 alberi e una caratteristica importante è che tutti i pannelli sono antiriflesso, al fine di non abbagliare gli aeromobili in fase di atterraggio". Un investimento da due milioni di euro, realizzato in meno di un anno, nel solco della transizione ecologica e della sostenibilità. "Un percorso che inizia da lontano per l'aeroporto Torino, che già da molti anni sta cercando di ridurre i propri consumi e questa è stata un po' la prima fase, poi abbiamo avuto una seconda fase che è stata quella di iniziare a elettrificare i mezzi dell'aeroporto, piuttosto che comprare energie rinnovabili. E oggi ci troviamo ad affrontare un po' la terza fase, la più importante e la più strategica, che è quella di iniziare ad autoprodurre la nostra energia in modo green e sostenibile". "È possibile che un aeroporto abbia una autosufficienza completa energetica?" "Sì e noi ci crediamo, ad oggi è sfidante, è una sfida che abbiamo deciso di cogliere perché abbiamo già un impegno di farlo entro il 2050 e contiamo di anticipare questo target proprio con investimenti come quello di oggi".