La nostra preoccupazione più grande è molto pratica, i musei negli Stati Uniti sono privati, quindi ogni giorno in cui siamo chiusi è un giorno in cui perdiamo soldi e dobbiamo tenere le luci accese. Quindi stiamo pensando molto praticamente a quello, invece, dal punto di vista della produzione culturale siamo anzi stimolati, ovviamente, noi ci aspettiamo che ci sia la possibilità di tornare ai musei e ci aspettiamo che la gente abbia la possibilità di vedere di persona, non di toccare, ovviamente, ma di vedere di persona queste opere d'arte. Ma il fatto di essere stati forzati a chiudere per due mesi ci ha, anche in questo senso, accelerato, e ci ha permesso di trovare altri modi di comunicare con il nostro pubblico e questo succede per musei grandi e piccoli.