Un appello a farsi avanti e parlare, perché si avvicina l'udienza preliminare per i quattro agenti dei servizi segreti egiziani e sono decisivi di quelli che i genitori di Giulio Regeni, il ricercatore assassinato a Il Cairo, nel febbraio 2016, definiscono tasselli importanti, di quel doloroso mosaico di verità che stiamo tentando di ricostruire. Oltre al processo che parte, finalmente, il 29 aprile a Roma, infatti un altro fascicolo resta aperto contro gli Ignoti complici del sequestro delle torture e dell'omicidio dell'italiano. I magistrati hanno ritenuto attendibili le testimonianze di tre delle dieci persone che si sono fatte vive. Secondo una di queste, l'Intelligenze egiziana, sapeva della morte di Regioni, già prima del ritrovamento del cadavere e avrebbe inscenato, come depistaggio, una rapina finita, quando in realtà Regeni era stato torturato per giorni. Per raccogliere altre prove, i genitori del giovane garantiscono sicurezza a chi li contatterà e invitano a uscire dall'ombra. Le bugie dello stato egiziano, ha detto il Presidente della Camera Roberto Fico, suonano sempre più offensive, inaccettabili e imbarazzanti.