Cancelli chiusi, aule deserte. Su 391 comuni siciliani, 149, ovvero quasi il 40%, sono in zona arancione e tra questi 6 capoluoghi di provincia su 9. Molte scuole si sono ritrovate con un numero di casi Covid ben più alto di quello registrato prima dello stop natalizio e tra l'altro in costante crescita. E i sindaci hanno preferito optare per la didattica a distanza, come previsto da una ordinanza regionale. E così solo metà degli studenti siciliani sono tornati in classe nelle città in zona gialla e in quelle in zona arancione, come Siracusa per decisione del TAR, o Messina per un contrordine del Sindaco. A Palermo studenti a scuola in modalità mista, in presenza ma solo nelle classi in cui non ci sono positivi, per il resto si studia da casa, anche al Liceo Classico Umberto Primo, dove i casi sono comunque contenuti, una cinquantina su 1.200 alunni grazie ad una percentuale di vaccinati che supera il 90%. "Noi siamo stati ben quattro volte hub vaccinale, lo siamo stati per la nostra comunità scolastica, ma noi lo abbiamo anche fatto a beneficio del territorio, abbiamo vaccinato i cittadini di questo quartiere". All'Umberto Primo con i fondi ministeriali sono state acquistate le mascherine per proteggere gli alunni in aula e le schede SIM per aiutare gli studenti meno abbienti che devono seguire da casa, ma la DAD è uno strumento a cui fare ricorso per brevi periodi e in casi di estrema necessità, concordano i presidi, perché alla lunga aumenta la dispersione scolastica e il disagio dei ragazzi. "Noi l'abbiamo sperimentato, per un periodo più lungo invece crea tutta una serie di scompensi di natura psicologica sui ragazzi, addirittura in alcuni casi anche a carattere psichiatrico grave. Non va bene. Dunque è accertato, con questa esperienza, che la scuola fa bene alla salute dei ragazzi, di sicuro".