È un’opera mastodontica, un’infrastruttura europea che apre il cosiddetto “corridoio sud” del gas, alternativo, per intenderci, a quello che passa più a nord attraverso l’Ucraina, oggetto di tanti scontri in passato. Il TAP, il Gasdotto Trans-Adriatico, collega la rete turca a quella europea; dal confine tra Grecia e Turchia fino alla costa della Puglia sono quasi 900 chilometri, passando per le montagne dell’Albania, fino a 1.800 metri d’altitudine, e sui fondali dell’Adriatico, fino a oltre 800 metri di profondità. I lavori sono iniziati nel 2013. I primi flussi di gas naturale sono previsti nel 2020. Del Consorzio, basato in Svizzera, fanno parte molte società internazionali, tra cui l’italiana Snam. Il Consiglio di Stato ha, di fatto, rimosso gli ultimi ostacoli legali al completamento dell’opera, respingendo il ricorso della Regione Puglia e del Comune salentino di Melendugno, dove le tubature riaffioreranno dal mare. Dal punto di vista della tutela del territorio, i giudici amministrativi hanno ritenuto che la valutazione di impatto ambientale resa dall’apposita Commissione abbia vagliato correttamente tutte le questioni sul tavolo, compresa la scelta del tratto di costa per l’approdo del gasdotto, preceduta dalla doverosa analisi delle possibili alternative, ben 11. Dal punto di vista giuridico, poi, secondo i magistrati, è stato rispettato il principio di leale collaborazione tra poteri dello Stato, principio che, secondo la Regione Puglia, era stato disatteso. Dovrebbero, così, riprendere i lavori, fermi da qualche settimana per la protesta delle associazioni ambientaliste. Un centinaio di ulivi devono essere sradicati a Melendugno proprio per consentire gli scavi necessari.