"La prima cosa che ci tengo a dire è che questi bambini, questi ragazzi sono bambini e ragazzi che da anni frequentano la nostra città, i paesi qua vicini, il nostro oratorio". All'oratorio di Busto Arsizio un via vai dalle prime ore del mattino. La comunità da sempre ospita i bambini di Chernobyl per i cosiddetti risanamenti terapeutici. Kirill e Maksim sono con la famiglia di Don Giuseppe, Sofia e Vika da un'altra coppia. La sorella più grande, con la figlia di 19 giorni, a casa del sindaco di un comune vicino. Erano stati qui la scorsa estate e a Natale, in questo oratorio sono di casa da anni. "La prima cosa che hanno fatto quando ci hanno visto è stato darci un grandissimo abbraccio. Devo dire che loro aspettavano, aspettavano perché il giorno stesso che loro sono partiti hanno mandato un vocale alle 9:42 del mattino, hanno scritto: «noi prendiamo la macchina e veniamo in Polonia». E subito dopo mi ha mandato un altro messaggio, dicendo: «Noi partiti. Tu partito?». Siamo andati a prenderli dopo aver chiesto, innanzitutto, alle autorità. Non siamo andati a prenderli così, all'avventura, quindi sfidando leggi. Per cui, anche chi mi chiede: ma possiamo fare qualcosa così anche noi? No, aspetta perché comunque bisogna avvisare le autorità". Don Giuseppe da Busto Arsizio ha percorso 3.000 km. I 5 fratelli sono partiti da Dybrova, nella campagna di Chernobyl. Hanno attraversato la frontiera con il papà, un prete ortodosso, che ha firmato questo foglio con cui affida i suoi figli. La mamma è morta. In Polonia hanno dormito per terra a casa di uno zio, 8 in una stanza. "La prima cosa che hanno detto è stata questa: «Noi contenti, noi qua bene. Ma ci manca tanto papà». E la loro preoccupazione è che succeda qualcosa a papà. Quindi noi speriamo che finisca presto. Noi speriamo che tornino le condizioni perché possano vivere con il loro papà, con i loro nonni, nel loro Paese". Don Giuseppe ci mostra il video del paesino dove frequentavano la scuola di musica. Poi ci legge l'ultimo messaggio del papà prima di accompagnare Kirill dal pediatra: «Vi siamo grati per aver preso cura dei nostri figli e pregato per noi. È molto difficile per noi ora. Abbiamo guerra su vasta scala. Sentiamo esplosioni e schianti di aerei ma difenderemo la Patria e la terra e le famiglie». "Un messaggio quasi proprio di benedizione. Noi andiamo perché dobbiamo visitarli".























