Il tempo delle discussioni e delle modifiche è finito. Tra poche ore, il Codice di condotta per le ONG impegnate nelle operazioni di salvataggio dei migranti in mare, messo a punto dal Viminale, entrerà in vigore. Non tutte le ONG interessate sigleranno il documento, per loro sono possibili misure da parte delle autorità italiane, alcune lo hanno già dichiarato. È il caso della spagnola Proactiva Open Arms. Le organizzazioni interessate, che ormai imbarcano il 40% dei migranti soccorsi sulla rotta Libia e Italia, sono una quindicina. Da diversi mesi operano a poche decine di chilometri dalle coste della Libia. Due le questioni su cui si sono concentrate le obiezioni e le perplessità delle ONG: la presenza a bordo della Polizia giudiziaria e il divieto di trasbordo dei migranti su altre unità. Sul secondo punto alcune correzioni sono state apportate ma il nodo resta quello legato alla presenza a bordo di ufficiali di Polizia, affinché possano raccogliere informazioni e prove finalizzate alle indagini sul traffico di esseri umani. È stato riformulato sottolineando che la presenza degli uomini in divisa avverrà per il periodo strettamente necessario, ma non è stata accolta la richiesta che i poliziotti a bordo siano disarmati. Tra gli altri impegni previsti quello di non entrare nelle acque territoriali libiche, salvo in situazione di grave pericolo, non ostacolare l’attività di search and rescue da parte della Guardia costiera libica, non spegnere i transponder o ritardare i segnali di identificazione, non effettuare comunicazioni o inviare segnalazioni per agevolare la partenza delle barche che trasportano migranti. Infine, l’impegno a dichiarare alle autorità dello Stato in cui l’ONG è registrata tutte le fonti di finanziamento per la loro attività.