Molinette Torino, trapianto di fegato ad una bimba di 8 mesi

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2 mesi fa

Matilde sorride e gioca col suo dado di gomma. Non diresti mai che a questa bimba di otto mesi, dieci giorni fa, è stato trapiantato il fegato. Giulia, la mamma se la coccola. È stata lei, nei primi giorni di vita, ad accorgersi che qualcosa non andava. Matilde era affetta da una grave malformazione l'atresia delle vie biliari. A due mesi era già stata sottoposta ad un intervento, ma il suo fegato era andato in cirrosi. In lista d'attesa da sei settimane aveva bisogno urgentemente di un organo nuovo. Il papà aveva chiesto e ottenuto di donare parte del suo era compatibile, ma a 72 ore dall'intervento è arrivato quello di un bimbo di cinque mesi. "Adesso lo posso dire sono rinata con Matilde perché è stato comunque un periodo difficile. Tutto quello che c'è stato pre trapianto è stato veramente dura da affrontare. Però nel momento in cui c'è stato questo dono, perché si può definire così, siamo davvero sia io che come suo papà siamo rinati con lei. Vederla comunque gioiosa solare come sempre per noi è stata veramente una vittoria". Un'operazione eccezionale, delicatissima, durata 12 ore ed eseguita dal Professor Romagnoli, che dirige il Centro Trapianti di Fegato delle Molinette di Torino, un dipartimento d'eccellenza da 220 interventi l'anno. "I bambini che vengono trapiantati sotto un anno di vita in genere hanno una prospettiva di vita estremamente buona, perché il trapianto avviene in una fase in cui il sistema immunitario non è ancora perfettamente formato, per cui la tolleranza dell'organo trapiantato è estremamente buona e quindi ci aspettiamo un risultato a lungo termine molto, molto buono". Tutto questo non sarebbe stato possibile se altri due genitori, nel momento più difficile della loro vita in un'altra zona d'Italia, non avessero permesso l'espianto degli organi del loro bambino. "Quando ho ricevuto la chiamata dal Centro Trapianti mi è stato detto: c'è un organo compatibile per Matilde, è un organo pediatrico. Ti posso dire mi sono dovuta sedere e il primo pensiero è stato cavolo, vuol dire che che qualcuno comunque è stato più sfortunato di lei e una mamma non può gioire come me". .