Per 28 lunghi anni la sua famiglia e i suoi amici hanno cercato la verità. La morte di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza, deceduto il 18 novembre del 1989, in circostanze mai veramente chiarite, è una vicenda oscura che probabilmente solo ora inizia a dissiparsi. Bergamini è stato ucciso prima di essere coricato sotto il camion davanti al quale, secondo la tesi dell’epoca, il giovane si era gettato per suicidarsi lungo la statale 106 a Roseto Capo Spulico. Sintetizza così i risultati dell’incidente probatorio per il deposito e la discussione delle perizie sulle cause della morte del calciatore l’avvocato della famiglia, Fabio Anselmo. In pratica, quella morte per asfissia, già ipotizzata inizialmente, viene confermata, ma ora – è stato ben spiegato – ha, invece, un significato univoco, aggiunge Anselmo. Si aggrava così la posizione di due indagati dell’inchiesta, l’ex fidanzata dell’epoca, Isabella Internò, che era con Denis la sera della sua morte, e l’autista del camion, Raffaele Pisano. “La prima verità è arrivata, perché mio fratello l’hanno soffocato. Adesso aspettiamo le altre”, ha detto la sorella di Denis, Donata, che da anni si batte per sapere come e perché è morto il fratello. “Sono soddisfatta tantissimo – ha aggiunto – anche perché oggi è stato fatto quello che doveva essere fatto allora”. Soddisfatto anche il procuratore di Castrovillari per questo passo avanti in una vicenda intricata che due inchieste non sono riuscite a chiarire. La prima finì per sposare la tesi del suicidio, la seconda era stata aperta nel luglio del 2011, ma quattro anni dopo la Procura chiese ed ottenne dal GUP una nuova archiviazione. È nel luglio di quest’anno che l’inchiesta è stata aperta di nuovo, ottenendo un primo passo decisivo, che porterà, spera la famiglia Bergamini, alla parola fine.