Morto Graziano Mesina, l'ultimo bandito sardo

00:01:54 min
|
1 giorno fa

Il suo ultimo desiderio: morire nella sua terra, la sua amata Sardegna. Ma poche ore dopo l'arrivo nel reparto di medicina penitenziaria dell'Ospedale San Paolo di Milano, Graziano Mesina, l'ex primula rossa del banditismo sardo, è spirato per un tumore. Le gravi condizioni di salute, già note lo scorso 10 marzo, mentre si trovava da due anni nel carcere di Opera a Milano, avevano infine convinto il Tribunale di Sorveglianza ad accettare l'ennesima istanza dei suoi legali. Gli era stato concesso il differimento della pena. Grazianeddu, così lo chiamavano Mesina, penultimo di 11 figli nati nella profonda Barbagia, aveva 83 anni ed era il simbolo vivente e ultimo esponente del banditismo sardo, del cosiddetto vecchio codice barbaricino. Primo arresto a 14 anni, ad Orgosolo, per porto abusivo d'armi, un fucile. Primo arresto, prima evasione. Nel corso della sua vita sono stati 22 i tentativi di fuga, 10 quelli riusciti. Imprese che hanno contribuito ad alimentare il mito di Mesina, figura di spicco della cosiddetta anonima sequestri. Una leadership riconosciuta sull'isola che gli permise di mediare nel sequestro e nella liberazione del piccolo Farouk Kassam. Un successo che spinse l'allora Ministro della Giustizia Roberto Castelli a chiederne la grazia firmata dal Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi. Tornato in libertà dopo decenni, le accuse per traffico di droga e una nuova condanna a 30 anni di carcere. Però, piuttosto che tornare in cella, decise di darsi all'ennesima latitanza. Grazianeddu è stato arrestato nel 2021 a Desolo e trasferito nel '22 ad Opera. "Nei confronti di Graziano Mesina lo Stato non è stato clemente", scrive il Garante per i detenuti della Sardegna e dice: "Nessun senso di umanità". C'era ancora paura per i suoi legami e il suo mito, il pericolo di possibili infiltrazioni con il tessuto criminale della sua amata Sardegna. .