Le vede queste forme, sono pronte per la spedizione di lunedì. Il nostro timore è che questo non accada più nei prossimi mesi e che restino nei magazzini. L'Italia all'estero ha questi sapori e questi colori, quelli delle nostre eccellenze del settore agroalimentare. Parmigiano Reggiano, Grana Padano, mozzarella di bufala, prosciutto di Parma, salame di Cremona. Un settore che però il virus ha piegato, come ci spiega il presidente dell'associazione Origin, che raggruppa la maggior parte dei consorzi di prodotti a marchio IGP e marchio DOP. Questa situazione si è manifestata in modo ancora più evidente quando si parla di export, di esportazione, dove i nostri prodotti a indicazione geografica, che stanno mediamente sulla fascia alta del mercato, andavano soprattutto nei ristoranti dove c'è chi conosce i prodotti e li sa usare. Quindi questa sarà davvero la nostra sfida nel futuro. Ed è una sfida importantissima perché non sappiamo quanto durerà questo periodo. Solo il consorzio del Grana Padano nel 2019 ha prodotto più di cinque milioni di forme e solo in questa azienda di Persico Dosimo che è la quarta azienda produttrice di Grana Padano, se ne producono circa 200 mila. Ma il virus ha imposto, oltre che la crisi del mercato estero in particolare, un ripensamento di come stare sul mercato, anche quello nazionale. Per prepararci al food delivery, quindi delle confezioni o degli elaborati che siano pronti perché chi li riceve a casa possa con facilità farne uso. Tutto questo è frutto della tradizione della manualità italiana. Eppure il rischio di perdere una fetta importante del mercato estero esiste. Il 40 % del Parmigiano Reggiano è esportato quindi va a rischio una fetta molto rilevante del mercato e l'altra che se in un paese non arriva quello vero, cominciano ad esplodere le imitazioni. Quindi cominciano a esplodere le produzioni che ricordando i nomi, le immagini dell'originale, ne vanno pian piano a sostituire il mercato.