Centocinquanta uomini in azione in venti province e undici regioni, cinque arresti e cinquanta perquisizioni: così è stato sgominato un sistema di pirateria Tv ben organizzato, con base anche in Svizzera, Germania e Spagna. La Guardia di finanza è riuscita ad arrivare all’origine di tutto tramite i flussi finanziari generati da carte di credito prepagate o piattaforme web di pagamento, transazioni che li hanno ricondotti ad alcuni siti, le cosiddette centrali sorgenti, appartamenti, negozi, garage, capannoni industriali. Eccone una: qui venivano installate apparecchiature in grado di decriptare e diffondere illecitamente contenuti televisivi pay per view. Utilizzando abbonamenti delle principali pay tv regolarmente acquistati per ottenerne i contenuti, i segnali video venivano elaborati all’interno di queste centrali e successivamente distribuiti via internet attraverso infrastrutture noleggiate presso i principali fornitori di servizi informatici. L’accesso ai contenuti, ordinato in vari bouquet di canali, poteva avvenire attraverso Set-top Box, Iptv o semplici codici caricati su smart-Tv, Pc e tablet. Tutto ad un prezzo di 10-15 euro, per un giro d’affari che solo nel 2015 ammontava a un milione di euro. Quarantanove gli indagati per pirateria audiovisiva e riciclaggio, più i reati collaterali, come violazione dei diritti intellettuali, undici per associazione a delinquere, tra cui cinque sono italiani, quattro in carcere, uno agli arresti domiciliari. Le indagini della Procura di Roma, coordinate dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, finora hanno portato a questi risultati. Smantellate le centrali, ora gli inquirenti potrebbero allargare l’indagine rivolgendo le loro attenzioni anche a rivenditori e clienti finali.