Domenica 26 settembre si vota a San Marino per legalizzare l'aborto. Un diritto che nella Repubblica che conta poco più di 30 mila abitanti non è garantito. Si tratta, infatti, di uno dei pochi Stati in Europa dove interrompere la gravidanza costituisce reato, anche in caso di stupro, grave malformazione del feto e pericolo di vita per la donna. L'Unione Donne Sammarinesi, un gruppo femminista attivo dagli anni Settanta, mesi fa aveva iniziato a raccogliere le firme per chiedere un referendum sulla depenalizzazione. Ora si vota. Il quesito, se accolto, dovrebbe eguagliare la normativa sull'aborto a quella italiana. La possibilità quindi di interrompere la gravidanza entro la dodicesima settimana di gestazione e anche successivamente nel caso di pericolo di vita, anomalie e malformazioni che mettano a rischio la salute fisica o psicologica della donna. Gli articoli 153 e 154 del Codice Penale di San Marino, che risale al 1974, condannano alla reclusione la donna che decide di abortire ma anche chi l'aiuta o esegue l'interruzione. Le pene possono arrivare fino a sei anni.