"Lui è mio figlio, che si trova adesso in Ucraina. Ha 25 anni e ovviamente combatte per nostra patria. È ragazzo giovane. C'ha famiglia, sposato, ha un piccolo bambino da 2 anni. Tutte le donne nostre sono scappate. Chi dove può, e lui con mio fratello e altri uomini sono rimasti che combattono per la nostra patria e non si arrendono." Sono migliaia in piazza tra decine di bandiere ucraine ma anche bielorusse, georgiane, lituane e moldave. Lo slogan è unico. NATO aiutaci. Stop the war, fermate la guerra e come ci ha spiegato Irina mentre parlava con suo figlio al fronte, le storie che raccontano sono quelle di un conflitto che dilania famiglie già spezzate a metà. "Sapere che mia sorella, mio nipote di 6 anni, 6 anni, sa che cos'è la bomba che ti arriva alle 7 di mattino, che esplode, che dice mamma sparano. E che dobbiamo dire? Che nonno va nell'esercito? Ma io penso che è una cosa crudele che non dovrebbe mai capitare ai tempi di oggi proprio." C'è chi ha figli che non vedo da due anni perchè con la pandemia non ha avuto la possibilità di tornare nel proprio paese. Figli giovani poco più che ventenni, per i quali ora può solo pregare. "Tutte le notti. Tutte le mattine in nostre chiese preghiamo Gesù, aiuto." E poi c'è chi ha i figli che dall'Italia tornano in patria solo per combattere. "19 anni. 19 anni. Si chiama Yuri. Ed è città Drohobyc. Che sta combattendo per noi tutti." Perché questa di Roma è una manifestazione con tante donne. Molti tra i loro figli e i loro mariti sono già tornati in Ucraina. Difendere la patria è la loro missione e c'è anche chi racconta che a casa ha i genitori anziani, con il padre ottantenne che non vuole scappare perché preferisce morire imbracciando il fucile che abbandonare la propria terra.