"Situazione molto complessa, diciamo così, sotto l'aspetto economico globale e quindi dei riflessi per l'economia nazionale". Il ministro Giancarlo Giorgetti non svela la strategia del governo sulla politica economica. L'incertezza è troppa e ci vuole sangue freddo, aggiunge, riferendosi all'impatto dei dazi americani, ancora difficile da decifrare. Così nel nuovo documento di finanza pubblica, che come di consueto ad aprile traccia la cornice del bilancio, non ci sono indicazioni su cosa si intende fare ma si abbassano le stime sul prodotto interno lordo, con quello di quest'anno atteso in rialzo dello 0,6%, cioè la metà di quanto lo stesso esecutivo aveva previsto lo scorso autunno. Ci si allinea così a quanto si aspettano i maggiori osservatori, da ultimo Banca d'Italia e Confindustria. Palazzo Chigi non cambia idea invece sul deficit che quest'anno in rapporto al PIL resterebbe al 3,3%. Lievemente ritoccate all'ingiù le stime sul debito pubblico in rapporto al PIL. Tutto rimandato, come detto, sulle misure finanziarie da adottare. In ballo non ci sono solo le tasse di Donald Trump ma anche, per esempio, l'aumento della spesa militare, che richiede quest'anno una decina di miliardi o il taglio dell'Irpef per il ceto medio. Tutte le decisioni, precisa Giorgetti, dipendono dal contesto generale e dall'eventuale allentamento delle regole europee. Infine, sulla proroga del PNRR che andrebbe attuato entro giugno del prossimo anno, il ministro è chiaro: va bene qualsiasi mezzo, purché ci si arrivi.