Ti da una mano in casa per le pulizie, accudire i figli piccoli, assistere i nonni, non è solo una stampella indispensabile per milioni di Italiani, ma anche una voce importante della nostra economia. Il lavoro domestico vale, secondo i calcoli di Domina, l'associazione che ha presentato in Senato l'ultimo rapporto su questo universo, un punto di prodotto interno lordo. Una percentuale che sale, superando il contributo dell'agricoltura o quello della ristorazione, se si considerano tutta una serie di servizi che vanno dalla cura degli anziani a quella per i disabili. Quest'ultimi spesso sono a carico delle famiglie che l'anno scorso hanno speso 13 miliardi in questo settore, dei quali, quasi la metà, proprio per l'assistenza a chi è avanti con l'età. Una somma, circa 6 miliardi, che si traduce in un risparmio per lo Stato, che altrimenti avrebbe dovuto adoperarsi per ricoverare chi invece è accudito tra le mura domestiche. E a conferma sempre della sempre maggiore necessità di assistenza, c'è l'aumento del numero di badanti, a fronte di un calo del totale di impiegati nel lavoro domestico dopo gli anni della pandemia. Da sottolineare, però, la diffusa irregolarità. Secondo le ultime stime, un lavoratore su 10 di questo settore, è in nero e si supera il 47% nel caso di chi è chiamato solo per le pulizie. Sono regolari e impiegati direttamente dalle famiglie in 834mila, con le donne che rappresentano, come da tradizione, la stragrande maggioranza, e una forte presenza di stranieri, in particolare dall'Est Europa, anche se il numero di cittadini provenienti da altri Paesi, si sta assottigliando.