Aveva alle spalle almeno 5.000 ore di volo, 2.800 delle quali su aerei Antonov, Valeri Gubanov, il pilota del volo della Saratov Airlines, precipitato in Russia nel pomeriggio di domenica. A bordo c’erano 71 persone, 65 passeggeri e sei membri dell’equipaggio. Le autorità russe hanno confermato che non ci sono sopravvissuti e che tre passeggeri erano stranieri, tra cui uno di nazionalità svizzera. Il velivolo era decollato dall’aeroporto Domodedovo di Mosca e sarebbe dovuto arrivare nel primo pomeriggio a Orsk, al confine russo con il Kazakistan. Una tratta nazionale questa, che di solito viene coperta più volte al giorno nell’arco di due ore. Invece, in questo caso, l’Antonov è precipitato improvvisamente sette minuti circa dopo il decollo. Da quanto riferito dagli investigatori, resti del velivolo e delle persone che si trovavano a bordo sarebbero sparpagliati tra la neve per un raggio di circa 1.000 metri a una distanza di circa 70 chilometri dalla capitale. Una scatola nera è già stata recuperata. Restano ancora sconosciute le cause del disastro. Tra le prime ipotesi avanzate quella di un errore umano, di un problema tecnico del mezzo costruito nel 2010 e utilizzato dalla Saratov a partire dal 2016 o le condizioni climatiche estremamente sfavorevoli. Alcuni testimoni oculari avrebbero dichiarato di aver visto l’aereo precipitare tra le fiamme. Secondo alcune fonti locali il pilota avrebbe mandato segnali di emergenza accorgendosi di un’avaria. Altre, invece, smentiscono che la torre di controllo abbia mai ricevuto un messaggio di questo tipo. Il presidente Vladimir Putin ha fatto le condoglianze alle famiglie colpite dal lutto e ha ordinato l’istituzione di una Commissione speciale per indagare sull’accaduto. Rinviato anche l’incontro con il Presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen previsto in giornata. Un team di psicologi è stato inviato all’aeroporto di Orsk per dare una prima assistenza ai parenti delle vittime.