La biodiversità è in fiamme. Nella foresta più ricca di fauna e flora del pianeta, 5,5 milioni di km² di area boschiva, il fuoco ormai da giorni sta uccidendo gli animali e carbonizzando la vegetazione. Il Brasile, dove si estende il 65% della foresta amazzonica, ha inviato l'esercito. 44 mila soldati, con l'ausilio di aerei, sono stati inviati dal Presidente Bolsonaro, che, dopo le critiche per non aver protetto la foresta, ha parlato a reti unificate: Ma durante il suo discorso, per le strade di San Paolo, Rio de Janeiro e altre città brasiliane, la gente protestava a suon di paneladas, battendo le pentole a margine di una giornata di contestazioni. Volano le accuse, tutti contro il Presidente, che ritiene possibile che la responsabilità degli incendi possa essere dei proprietari agricoli, ma soprattutto delle ONG, molte delle quali impegnate nella difesa delle popolazioni native, senza però fornire prove nè spiegare il perché. Secondo i dati diffusi da Bolsonaro, gli incendi forestali sono cresciuti dell'82% da gennaio al 18 agosto scorso, rispetto allo stesso periodo del 2018. Sottolinea però che la situazione non è più grave rispetto agli ultimi 15 anni e che il Brasile non merita sanzioni internazionali, essendo gli incendi forestali un problema diffuso. Ma in questo caso l'allarme globale: l'Amazzonia produce il 20% dell'ossigeno, oltre che il 10% della biodiversità del mondo. La sua scomparsa sarebbe un dramma ambientale, tra riscaldamento e esaurimento sino al 20% delle risorse idriche.