"La Turchia non tollererà alcuna minaccia all'ordine pubblico, non cederemo al vandalismo o al terrorismo da strada. La protesta invocata dall'opposizione è solo un vicolo cieco". Così il Presidente turco Erdogan reagisce con durezza alle proteste contro l'arresto del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, incarcerato con accuse di corruzione e terrorismo. Le proteste sono andate avanti per giorni, anche nella notte, in diverse città della Turchia e non solo a Istanbul, dove da subito era stato imposto un divieto a manifestare per 5 giorni, ora esteso anche ad Ankara e Smirne. Negli scontri tra polizia e manifestanti vicino alla sede del Comune 16 agenti sono rimasti feriti, mentre gli arresti sono stati 53. Scontri anche ad Ankara, dove la polizia ha lanciato gas lacrimogeni contro gli studenti, mentre altrove sono stati anche usati i cannoni ad acqua. Altre 54 persone sono state arrestate per aver condiviso sulle piattaforme social contenuti provocatori. Mercoledì, dopo l'arresto del sindaco, i principali social media e i servizi di messaggistica erano stati bloccati e funzionavano solo con la VPN. Dopo 40 ore sono stati sbloccati. La polizia ha anche arrestato uno stretto collaboratore del sindaco di Istanbul, Ertan Yildiz, accusato di aver chiesto una tangente da 5 milioni di euro per evitare che un centro commerciale fosse dichiarato inagibile. Le proteste raccontano di un Paese diviso in due tra chi pensa che le indagini dei giudici siano indirizzate dalla politica e chi chiede rispetto per la magistratura. Il sindaco, sui social, ha subito definito l'arresto un golpe contro la volontà della Nazione e lanciato un appello ai magistrati. Imamoglu è considerato il più pericoloso sfidante per il Presidente Erdogan quando si voterà, nel 2028, e questa settimana doveva ricevere la nomination del suo partito, il CHT, che adesso guida le proteste di piazza e ha annunciato un congresso straordinario per il 6 di aprile. .